...diritto e non solo

giurisprudenzaLa certezza del diritto ha come riferimento le leggi e le norme che regolano le situazioni concrete.
Queste, però, vanno interpretate ed adattate al caso specifico.

Il compito arduo spetta ai giudici, i quali fanno del loro meglio per riuscire a filtrare attraverso la sola lettura dei documenti o l'ascolto dei testimoni quella che è la situazione reale. Sanno che ciò che appare può non essere la realtà a differenza dell'avvocato che sa che ciò che è vero non sempre appare tale, o ancor peggio non è dimostrabile!

Pertanto il provvedimento stabilito per uno non è detto che possa essere l'identico risultato per un altro.

Esistono, però, gli orientamenti, non vincolanti, di giurisprudenza costituiti da precedenti della Corte Suprema di legittimità. Utili sono anche i riferimenti della giurisprudenza di Merito (Tribunali e Corti d'Appello).
Qui, di seguito, alcune pillole di giurisprudenza... per sapere, per capire, per "sperare"!

 

Conflittualità di coppia che pone in pericolo l'equilibrio dei figli

In tema di separazione personale e affidamento della prole, la regola prioritaria dell'affidamento condiviso dei figli ad entrambi i genitori, ex art. 155 c.c., è derogabile, ai sensi dell'art. 155 bis, primo comma, c.c., solo ove la sua applicazione risulti contraria all'interesse del minore, interesse che costituisce esclusivo criterio di valutazione in rapporto alle diverse e specifiche connotazioni dei singoli casi dedotti in sede giudiziaria. La mera conflittualità esistente tra i coniugi, che spesso connota i procedimenti di separazione, non preclude il ricorso a tale regine preferenziale solo se si mantenga nei limiti di un tollerabile disagio per la prole; assume, invece, connotati ostativi alla relativa applicazione ove si esprima in forme atte ad alterare e a porre in serio pericolo l'equilibrio e lo sviluppo psicofisico dei figli e, dunque, tali da pregiudicare il loro superiore interesse.
Cass. I, 29.3.2013 n. 5108 (Foro it. 2012, 5, I, 1374)

Maltrattamenti: anche se non subiti direttamente

Posto che costituiscono maltrattamenti dei minori non solo le violenze poste in essere direttamente nei loro confronti ma anche quelle usate da un genitore contro l'altro, di cui il minore è destinato a venire a conoscenza, il giudice minorile, competente al riguardo, può disporre, anche in via provvisoria e alla stregua della valutazione del concreto interesse del minore , la sospensione della potestà del genitore indagato per l'omicidio dell'altro (nella specie, essendo il padre indagato, poi imputato, per l'omicidio della moglie, e sottoposto alla misura della custodia cautelare, la Corte ne ha anche sospeso gli incontri con la figlia minore, di pochi anni di età).

C.App. Napoli 18.4.2012 (Foro it. 2012, 11, I, 3116)

Adozione: ultima spiaggia.

Il rimedio dell'adozione ha carattere residuale rispetto a soluzioni che assicurino la permanenza del minore nella famiglia naturale (confermato, nella specie, lo stato di adottabilità di una bambina con genitori tossicodipendenti, atteso che nel concreto i tratti di personalità di ciascuno dei genitori non consentivano né all'attualità, né in prospettiva futura, di assolvere il proprio ruolo in modo adeguato e consono alle aspettative ed esigenze della figlia, sicchè, nella valutazione complessiva dei dati acquisiti, la soluzione dell'adozione risultava quella preferibile, nell'esclusivo interesse della minore).

Cass.I, 18.4.2012 n. 6052

Abbandono: la malattia della madre non è causa di forza maggiore

La dichiarazione di adottabilità presuppone lo stato di abbandono. Quest’ultimo si può escludere per “causa di forza maggiore” (da intendersi come ostacolo esterno posto dalla natura, o da un terzo) che s’impone alla volontà del genitore ed è considerato dal legislatore come “transitorio”.

La malattia mentale della madre - essendo prevedibili terapie di assai lunga durata e dall'esito del tutto incerto – non può configurarsi come causa di forza maggiore..

Cass.I, 18.6.2012 n. 9949

Diritto al nome e conflitto tra genitori

In tema di riconoscimento del figlio naturale e dell'aggiunta del cognome del padre a quello della madre, la difficile relazione sentimentale fra i genitori non può incidere sul diritto del padre e della minore a una identificazione della propria discendenza genitoriale e biologica.

Cass. 18.6.2012 n. 9944

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